SBA ESAME N. 10 TEMA


Questo è il tema da me eseguito per l'esame n.10 per ottenere Il Distance Learning Diploma Course della Society of Botanical Artist di Londra.


S  B  A            Distance Learning Diploma Course  -  Assignment  10


Renata  Barilli Sirmione, 20 dicembre 2006-



Spiega i motivi per cui sei attratto dalla pittura botanica.Cita un pittore botanico del passato che tu apprezzi particolarmente e commenta un suo lavoro  che preferisci. Confrontalo con quello di un altro artista contemporaneo che al pari tu ammiri.
A tuo parere l’attività d’artista botanico potrebbe oggi essere più o meno facile che in passato ? Per quali ragioni? Cita anche la bibliografia e le sorgenti di informazione.



Le potenti invenzioni del nostro secolo, fotografia – cinema- televisione- internet, hanno reso facilmente fruibili immagini di tutti i tipi soddisfacendo e saturando il desiderio comune di appagamento del senso della vista.
Ovviamente questa facile copiosità ha portato alla ricerca d’ immagini insolite che colpiscano l’osservatore, la sua curiosita’. Molto del materiale prodotto puo’ essere interessante, ma, a mio parere, per la maggior parte risulta ordinario e freddo. Cosi’ alle pareti si vedono appese delle vere brutterie,  frutto di fantasie  talvolta contorte ma  popolarmente dette “artistiche”.
Ho cominciato ad osservare la realta’ che mi circonda, ricercando il senso del bello e dell’armonia. Dove ritrovarlo se non nella campagna delle mie vacanze estive,
quando, ragazzina proveniente dalla città, osservavo nell’orto e nei campi  la vita?
Che abbondanza di  varieta’ la natura ci offre! L’essere umano si inventa di tutto pur di stupire e tuttavia  non si stupisce, scarsamente sussulta, di fronte al “Creato”.
Ho sentito a volte affermare che riprodurre cio’ che esiste gia’  è “troppo facile”,
l’essere esecutori di copie non è stimolante. Io non sono d’accordo:  perche’ e’ necessaria una vera abilita’ nel disegnare, nel capire e riprodurre i colori ma soprattutto perchè per coglierne e ritrarre il “carattere essenza” del soggetto,  bisogna avere sensibilità ed unione con esso.
 Sono attratta dalla pittura botanica perché oltre ad utilizzare la tecnica artistica dell’acquerello, che è la mia passione, coinvolge la conoscenza scientifica e una predisposizione di sensibilità d’animo.
Ho cominciato ritraendo soggettii del mio terrazzo, dell’orto e poi, comprendendo quale ricchezza di particolari, di variazioni  esiste  nei campi selvatici che circondano Sirmione, dove ora abito  e, contemporaneamente ho iniziato a studiare l’aspetto scientifico, il nome, la storia. Ho esercitato la parte destra del mio cervello per poter attivare la capacità di vedere nel modo in cui vede un artista, per avere occhi nuovi . Percepire la realtà non secondo gli schemi precostituiti della mente razionale, ma seguendo lo sviluppo delle facoltà intuitive. Questo mi ha arricchito, mi ha reso parte interagente.
Piano piano mi sono avviata alla  Storia dell’Illustrazione Botanica.
 Il mensile Gardenia ne ha pubblicato una, redatta da Ivana Malabarba, iniziata
 col n. 240 dell’aprile 2004 fino al n.271 del 2006 , che ho utilizzato come traccia guida per studiare e ricercare approfondimenti  in biblioteca e nel web.
Non posso non citare il fascino delle opere di Pierre Joseph Redoutè che incontrò Charles Louis L’Heritier de Brutelle durante la sua frequentazione dell’orto botanico Jardin du Roi ritraendo per passione i fiori. Dall’incontro dell’artista con lo studioso di botanica,quale era L’Heritier de Brutelle si realizzò la carriera di Redoutè. La  sua vasta opera comprende le tavole botaniche di “Stirpes Novae”, i ritratti di piante succulente  pubblicate in “Plantes Grasses”, una grande produzione durante l’incarico di Pittore del Cabinet della regina, le incisioni “Jardins  della Malmaison”, Les Liliacees , i 500 acquerelli di eccellenza senza pari riprodotti dai piu’ grandi incisori dell’epoca , accompagnati da testo scientifico di qualità esemplare, Les Roses  e Plantes rares cultivèes à la Mailmaison.
Apprezzo in lui lo stile moderno di ritrarre il soggetto botanico grande, che esce dalla cornice quasi affacciato ad un finestra dalla quale trasborda in tutta la sua esuberanza vitale. L’inquadratura del tipo fotografico,che focalizza un punto dal quale nasce il soggetto. Non si preoccupa di tralasciare un lembo di foglia o di perdere una parte del tutto. L’osservatore non ha la sensazione di una mancanza anzi percepisce la pianta in toto oltre la cornice, quasi stesse per varcarne la soglia. Mi piace la varietà dei verdi, la fluidità del colore. Dalla finezza ed eleganza del tratto  si percepisce per chi e da chi sono stati dipinti .Le collezioni di pergamene hanno per me un fascino particolare perché riunendo le opere dei molti artisti che vi hanno contribuito per diversi secoli, sono il mezzo di confronto delle tecniche pittoriche del tempo, del gusto del bello , delle usanze  e delle caratteristiche formali delle varie epoche. Nella raccolta delle pergamene del Museo di Storia Naturale di Parigi  si trova Eucomis comosa, tavola eucomia:opera che preferisco  per la finezza delle luci .e la fattura pittorica. Non .essendo firmata, pare ci siano dei dubbi sulla sua attribuzione a Redoutè, perché il riquadro dorato non e nè per dimensioni né per spessore, tipico di questo autore. Ma  Heritier pubblicò una tavola identica a questa,  firmata da Redoutè:le due piante sono simmetriche. Il che fa presupporre che una sia stata  ricalcata sull’altra e che quindi, tutte due siano dello stesso artista.
Gli studiosi attribuiscono quindi la rappresentazione a Redoute’ e la scelta del formato e l’esecuzione del riquadro, al suo maestro Van Spaedonck. Probabilmente è un’opera giovanile.
Redoutè rappresenta l’artista tipico asservito alla cultura della nobiltà, colui che ha potuto trasformare la sua passione in ricchezza culturale e materiale  per altri e per se stesso. Esistono però pittori botanici che, per vocazione interiore all’esplorazione, hanno espresso tutta la loro capacità artistica e scientifica viaggiando e ritraendo specie non ancora conosciute o scoperte. Nel passato, furono diversi i temerari e tra essi il mio preferito e’ Ferdinand Bauer che partecipò a diverse spedizione. Dal viaggio in Grecia pubblicò” Flora Greca” e durante la difficile spedizione in Australia produsse 1770 tavole di flora. Ammiro lo spirito di avventura per l’audacia e per le difficoltà da superare. Ecco perché Margaret Mee è sopra tutti la mia preferita.
Innanzitutto è riuscita in un’epoca, in cui non sembrerebbe esserci più nulla da scoprire, a  trovare nuove specie. E’ riuscita a viaggiare da sola nella foresta amazzonica e quindi  si possono comprendere le difficoltà da lei incontrate. Difficoltà che non traspaiono per nulla dai suoi lavori.
Figura di donna molto interessante per la sua modernità e libertà, ha saputo ritrarre esemplari vari sia nella versione strettamente botanica, che in quella “still live”.
Nel Catalogne of the Botanical Art Collection at the Hunt Istitute  si possono osservare le sue opere scientifiche. Quelle che più apprezzo sono delle Bromeliaceae: Vriesea guttata tav. n. 1368 e Tillandsia stricta tav n. 1364 dal Catalalog ofBotanical Illustrations
del Department of Botany, Smithsonian Institution
Apprezzo in questi lavori la scelta di ritrarre la pianta appesa in alto a sinistra. Come se la si osservasse dal vero. Rende implicito che trattasi di specie epifita. L’uso della gouace riproduce esattamente il colore e la consistenza dell’originale in natura. E’ tipico comunque della Mee ritrarre le specie come sono collocate  nella realtà.
L’altra mia preferita è Scuticaria steelii affascinante per tutto: la grazia, i colori e la collocazione. Devo anche  sottolineare che le opere “still live” della Mee sono affascinanti perché suscitano nell’osservatore quelle stupore dell’animo che scopre la pianta nelle suo habitat: come un curioso che sbircia l’individuo pianta nella sua intimità.
Un’artista contemporanea che assomiglia molto a Margaret Mee è l’italiana Margherita Leoni. Molte cose le accomunano: l’andare per foresta in Brasile, anche se meno avventurosamente, il ritrarre specie endemiche rare , riconoscimenti per la difesa dell’habitat e cosi’ via.
La Leoni è solo da una decina d’anni che lavora ed ha quindi molto davanti a se. E’ molto interessante confrontare le loro opere dato che hanno dipinto le medesime specie e con medium diversi: lei usa prevalentemente acquerello e la Mee la gouache..
Ad esempio False Bombax è stato ritratto da entrambe. Dipinto dalla Mee brilla di colori intensi e la rotondita’ dei boccioli e del ramo suggerisce la rigogliosità del nutrimento  della foresta.
Quella ritratta dalla Leoni , esprime la delicatezza e la nudità di quanto rimane dopo la fioritura, merito anche dell’uso dell’acquerello. Le due opere sono entrambi esplicative del medesimo soggetto, ma ne esaltano due momenti diversi .

Si deve sottolineare che, vista l’attuale situazione dell’habitat della flora mondiale che porta alla scomparsa di tante specie in natura, l’attività di artisti come la Mee e la Leoni sono importanti perché collaborano alla sopravvivenza della biodiversità, prima che il pianeta diventi una tavola rasa.
E’ vero che i giardini botanici sono in primis i fautori di tale sopravvivenza, ma non si può negare che l’immagine colpisce l’occhio di tutti , appassionati e non.
La fotografia ha un grande potere di diffusione, ma ha anche il limite di non poter esprimere tutti i particolari che invece il disegno botanico riesce a produrre sulla medesima tavola. La pellicola proprio perché fedele alla realtà è limitata come l’occhio umano che, se non guidato dalla mente, vede l’evidenza e non indaga oltre.
Al di là del carattere scientifico il disegno botanico è di per sé un’opera d’arte che suscita emozioni al pari di qualsiasi altro soggetto artistico anche in chi non è strettamente uno studioso di botanica e anche per tale motivo, la fotografia non protrà mai sostituirlo, ma solo affiancarlo.
Per questo motivo è importante il lavoro degli artisti botanici. Vedo per loro un futuro nel l’attività di ricerca scientifica per la  sopravvivenza della biodiversità



Renata Barilli



BIBLIOGRAFIA

 K. West, How to draw plants, Herbert BM, 2004
 B. Edwards, Disegnare con la parte destra del cervello, Longanesi, 1999
 L. Tongiorgi Tomasi, Introduzione all’Arte Botanica, Università degli Studi di Pisa
 A. Raynal Roques, I pittori di fiori. Le pergamene del Museo di Storia Naturale di Parigi, Biblioteque de l’Image, Paris, 1998
 G. G. Aymonin, L’erbario di Basilius Besler, Biblioteque de l’Image, Paris, 2002
 AA. VV., Arte Botanica, De Luca Editori d’arte, Roma, 2005
 L. Torgioni Tommasi, A. Tosi, Italian Botanical art today, Edifir, Firenze
 M. Mee, Margaret Mee’s Amazon Diaries of an Artist Explorer, Antique Collectors’ Club, Kew, 2004
 Ruth L.A. Stiff et al., The Flowering Amazon: Margaret Mee Paintings, Kew Publishing, 2004
 M. Stevens, The art of botanical painting, Harper Collins Publishers, 2004
 Gardenia, , Mondadori, Milano dall’ Aprile 2004 al Novembre 2006)



RIFERIMENTI SUL WEB

 huntbot.andrew.cmu.edu/HIBD/Departments/Collections/Mee.shtml
 www.it.wikipedia.org
 www.oppenheimmereditions.com
 www.universitàdelledonne.it
 www.vmnh.si.edu
 www.margheritaleoni.com