sabato 5 dicembre 2015

UOMINI CHE AMANO LE PIANTE di Stefano Mancuso.

Ho una ricaduta di influenza e sono senza voce ed allora che fare?Essendo obbligata a starmene tranquilla al caldo, ho approfittato per vedere sul web filmati interessanti riguardanti la natura, ma principalmente mi sono dedicata alla lettura. Il  libro che mi ha tenuto compagnia è: UOMINI CHE AMANO LE PIANTE  di Stefano Mancuso che racconta la vita di uomini famosi per la  loro attività botanica. Uomini che hanno fatto la differenza spinti dalla loro curiosità in tempi così difficili, quando la conoscenza era ancora in fase embrionale. Vi ricordate quando vi parlai di CACCIATORI DI PIANTE di Gribbin ? del fascino di questi viaggiatori  che percorrevano il globo in lungo ed in largo? Si, proprio così anche qui si racconta di loro: alcuni nuovi personaggi soprattutto italiani. Così incontriamo:
 ODOARDO BECCARI che scopre l'Amorphophallus titanum

MARCELLO MALPIGHI il cui progetto di stabilire la funzione degli organi animali attraverso lo studio delle piante, rappresenta un'idea cardine  nella biologia moderna. La sua proposta di utilizzare dei sistemi più semplici per acquisire conoscenze valide anche per i sistemi più complessi, si basava sul concetto che esiste una continuità nella costruzione degli esseri viventi.

NICOLAJ IVANOVICH VAVILOV che fu il primo a raccogliere semi di 200.000 species che vennero custodite come oro anche in tempi di fame e tuttora esistenti. Pensate a quanto lungimirante è stato e quanto incopreso: l'hanno rinchiuso e lasciato morire.

CHARLES HARRISON BLACKLEY  che, soffrendo di allergie, dedicò la sua vita alla ricerca della causa finchè giunse alla scoperta dei pollini.Niente di eccezionale penserete, ma quello che colpisce di lui è che fu la cavia di tutti i suoi esperimenti anche a rischio di shock anafillatico ed è molto istruttivo il sitema emprico che usò per i suoi studi.

Un libro questo che non può mancare nella nostra preparazione di disegnatori botanici.
Stefano Mncuso biologo, molto interessante, Di lui mi piace il punto di vista  che lo spinge ad indagare il mondo botanico con l'occhio e la domanda del bambino e non dell'uomo di scienza.
Recentemente l'ho ascoltato esporre e documentare i suoi studi ad una conferenza a Milano all'Orto Botanico di  Brera e debbo dire che mi è piaciuta la sua semplicità e capacità informativa. 


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